Commemorare i defunti, guardare alla vita con fiducia
La commemorazione dei defunti è il momento dell’anno in cui i cattolici sostano nel ricordo di chi non vive più materialmente accanto a noi, ma continua, in altra forma, a guidarci, confortarci, rappresentare una fonte di apprendimento e di fiducia. In altre modalità, lo sguardo di amore e di rispetto rivolto ai morti attraversa molte culture e religioni, rispondendo a un’esigenza spirituale che potremmo definire universale.
Lo scorso 10 ottobre, al Nuovo Ospedale degli Infermi di Ponderano – Biella, nell’area antistante l’Obitorio, si è tenuta una cerimonia di raccoglimento di spirito ecumenico e di riflessione corale organizzato dall’Associazione Emanuele Lomonaco – Far Pensare Onlus. Anche Anteo ha partecipato, raccogliendo l’invito a ringraziare gli operatori sanitari e a esprimere vicinanza a coloro che si stanno confrontando con lutti resi ulteriormente complessi e dolorosi dalla pandemia.
Condividiamo una delle testimonianze che sono state lette in quell’occasione. Il testo è di Sara Novaretti, che ringraziamo per la generosità con la quale ha aperto il suo cuore: la signora Jole era una sua cara amica di famiglia e una nostra Ospite presso l’Istituto Belletti Bona di Biella, che abbiamo avuto l’onore di accompagnare nella sua ultima stagione.
“TI ACCOMPAGNO IO”
“Jole non era una mia parente. Era l’amica di sempre di mia madre. Per questo, e per la persona che era, le mie sorelle, i nostri figli ed io l’abbiamo sempre considerata parte della famiglia.
Due anni fa, a causa delle sue precarie condizioni di salute e per il peggiorare rapido di una forma di Alzheimer, non è più stata in grado di vivere in autonomia a casa sua e si è trasferita in casa di riposo, al Belletti Bona, dov’è morta nel giugno di quest’anno. Il fatto di non poter più vedere i suoi affetti è stato uno stravolgimento talmente doloroso da spingerla a lasciarsi morire piano piano.
Dire che è morta sola però sarebbe ingiusto. È morta senza di noi, senza la sua famiglia, ma a sostituirci c’erano gli operatori del Belletti Bona, da cui si è sempre sentita accudita con affetto. Credo sia doveroso ringraziare ed omaggiare tutte le persone che lavorano negli ospedali, nelle case di cura e nelle case di riposo, che si sono ritrovate a rivestire un ruolo andato ben al di là di quello legato alla loro professione.
Poter essere vicini ad una persona amata nelle ultime fasi della sua vita ritengo sia un’esperienza importante e un privilegio. Riesce a contrastare, in parte, il senso di impotenza che si prova davanti alla morte, dato che hai il potere di fare qualcosa. Puoi accompagnare chi ami alla fine del suo viaggio terreno, gli puoi tenere la mano, lo puoi abbracciare, puoi scambiare amore, fargli sentire che non è solo. Per te che resti, è il momento in cui realizzi che di quella persona non vedrai mai più il corpo, ma che lei potrà continuare a vivere per sempre dentro di te.
Il Covid ci ha negato la possibilità di questa esperienza e credo che chiunque si sia trovato a vivere una situazione del genere abbia dovuto ricorrere ad una strategia alternativa.
La mia personale strategia è nata dal ricordo che Jole mi aveva fatto tante volte di un suo viaggio di gioventù a Stromboli, un’isola che l’aveva incantata e che era, da allora, diventato il suo posto del cuore. Non vi era più tornata perché i suoi problemi di salute la spingevano a pensare che avrebbe potuto succederle qualcosa. Quando è morta, mi sono detta che niente più avrebbe potuto succederle e ho pensato: “ti accompagno io”. Così sono partita con qualcosa di lei e, giunta su quell’isola magica, ho iniziato ad esplorarla per individuare il luogo giusto.
Stromboli ha un cimitero bellissimo, con vecchie tombe di pietra, semplici, che ricordano quelle dei cimiteri campestri inglesi (l’Inghilterra era un altro paese che Jole amava tanto). È una terrazza sul mare e, guardando il mare, sulla sinistra, incombe la presenza del vulcano, una presenza per niente minacciosa, ma anzi, fortemente protettiva.
Era quello “il luogo”.
Lì l’ho lasciata e finalmente ho potuto di nuovo immaginare il suo sorriso buono.
Mi è sembrato di poter riscrivere il finale della sua storia, un finale più degno di lei e, per noi che l’abbiamo amata e che l’amiamo, un finale più bello da ricordare.”