di Roberta Invernizzi

Conversazioni libere sulla pandemia con i bambini del Divertistudio Spazio Ragazzi di Anteo

Incuriosisce il banchetto al quale mi siedo per intervistare i bambini che desiderano raccontarmi come stanno vivendo la pandemia. Anche chi preferisce non parlare, per timidezza o perché impegnato in giochi coinvolgenti o compiti impellenti, si avvicina, si accuccia per ascoltare, si trattiene qualche minuto.

A turno sulla sedia davanti a me, i visi avvolti per metà da mascherine coloratissime, gli occhi grandi e anche lucidi, si raccontano. Ci raccontano.

Sabrina e “la lingua degli occhi”

Mi dà fastidio tenere la mascherina. Porto le mie mascherine da casa perché quelle che ci danno a scuola mi schiacciano il naso. Con il gel mi sento le mani unte. Ma io le regole le rispetto tanto. Se mi sento stanca della mascherina, mi allontano da tutti e la abbasso un attimo.

In DAD capivo più o meno quello che dicevano ma la connessione era tutta a scatti. La DAD la facevo la mattina e al pomeriggio. Verso le 11-12 e poi dalle 14 alle 17. Tre ore divise in due parti. Era faticosa perché non si capiva tanto. Una bambina per un po’ si collegava solo al mattino. Mi sentivo molto più calma, mi alzavo alle 9. Al ritorno in classe, all’inizio arrivavo tardi. Io sono una che ha dei problemi, quindi molte volte salto delle lezioni perché devo andare in ospedale e perdo delle lezioni. Mi piace di più in aula: vedere le maestre e i compagni, stare insieme.

La mascherina mi dà fastidio. Però ho capito la lingua degli occhi: l’ho capita in ospedale, prima del Covid, perché certe volte con la mascherina non si sente neanche bene, quindi bisogna capire dagli occhi quando si sorride, quando si è tristi….

In classe non ci sono troppe interruzioni: c’è il bidello che viene a provare la febbre ma solo al mattino; poi il pranzo lo facciamo al banco; alla DAD non si capivano tanto le spiegazioni, le maestre erano tanto in difficoltà, lasciavano sempre i microfoni accesi, si sentivano tutti i rumori di sottofondo. Quando capivo le cose le scrivevo, quando non le capivo lasciavo in bianco e chiamavo la mia amica per sapere che cosa avevano detto.

Con la tecnologia me la sono cavata benissimo perché mio padre lavora tanto al computer e quindi ho imparato da lui. Mi collegavo da sola: mi ha insegnato solo la prima volta. Avevamo un foglio con gli orari. Mi pesava tantissimo stare a casa tutto il giorno da sola. Il primo giorno mi sono annoiata a morte, ma dal secondo la mamma ha chiamato un’amica: così siamo state a distanza e con la mascherina, già mi sono divertita di più. Quando mi annoio scrivo delle note: suono il pianoforte e ho iniziato a scrivere una canzone. Altrimenti gioco con il computer. Facevo danza ma adesso hanno chiuso le palestre e poi danza mi annoia… Vorrei iniziare tennis o pallavolo e diventare subito agonistica, anche perché così non hai le limitazioni legate al Covid.

“A scuola sono più concentrata”

Questa esperienza mi ha cambiata tanto. Adesso che sono tornata a scuola mi sento più concentrata. Prima con la DAD ero distratta da mio fratello ed ero calma…

Mi piace tanto andare a scuola. Soprattutto mi piacciono musica e italiano, perché mi piace leggere… anche se non sono molto brava, non sempre ho le parole giuste. Mi inizia a piacere anche la matematica, anche se l’ho persa un po’, con la DAD. Adesso stiamo ripassando e mi piace, mi sento più sicura. In DAD facevamo più cose insieme sul libro, i dettati o delle schede con delle risposte, non vere e proprie interrogazioni. Non studiavamo. Al massimo facevamo i compiti. Mi mancavano le interrogazioni! Alcuni la pensano come me, ma i maschi soprattutto no.

Con i miei genitori non parlo del Covid. Non ho voglia. Non so perché. Io mi chiudo in camera e sto da sola. Sto con i miei genitori la sera o il sabato. Ho un fratello che è un rompiscatole: con lui non parlo di niente, lui mi urla nelle orecchie… … litighiamo! Ha 7 anni ma è come se ne avesse 2!

Arianna e le rinunce

È stata una situazione difficile perché abbiamo dovuto rinunciare a tante delle cose che amavamo come la libertà di giocare nel parco, abbracciarci, stare uniti.  Io penso che normalmente i bambini dovrebbero stare vicini. Vedo che stanno diventando molto severi, anche a scuola. Faccio quinta.

Il periodo della DAD è stato un periodo in cui ci sono stati tanti problemi in famiglia. Andavo da mia nonna perché lì c’è un prato grande, potevo sfogarmi e correre. Abbiamo preso un cane per mia nonna perché si sentiva sola, quello di prima era morto. Un altro nostro familiare è stato malato di Covid. Ora è guarito, è tornato in forma. È stato in ospedale 1 o 2 mesi. La sua compagna è stata messa in quarantena e allora io e i miei genitori le portavamo il cibo, la spesa. Io mi sono abituata alle fatiche in famiglia. Sembra che mi debba prendere io cura dei miei genitori. Litigano sempre di più. Sono separati da quando è iniziato il Covid. Non si parlano. Mia mamma non può prendersi una nuova casa perché non ha abbastanza soldi. È diventata scontrosa. Sono figlia unica e sono molto contenta di questo perché mi piace stare immersa nei miei pensieri. Ora cerco di passare più tempo possibile lontano da casa per non aggiungere pesi. Vedo poco mia mamma, lavora tanto, arriva a casa tardissimo e quindi non le parlo quasi mai. Mi piace di più andare in giro con lei, fare le cose che le piacciono, darle un po’ di sollievo. Io cerco di stare fuori di casa il più possibile, vado a casa dei miei amici. La cosa è irrisolvibile.

Non ho avuto molto tempo da passare con la mia famiglia, mia mamma era concentrata sul lavoro. Il Covid sta facendo più danni economici che di salute. Il mio familiare ha avuto paura e anch’io per lui. Ha perso un po’ la memoria, è ancora un po’ sordo ma per il resto sta perfettamente bene.

Per quanto riguarda la DAD, ho una connessione schifosa e ogni tanto non riuscivo. Una volta mi si è scaricato il tablet prima della lezione e mi ha dato molto fastidio. La maestra però capiva che non era colpa mia. C’era qualcuno che si scollegava, qualcuno che aveva problemi con il wifi, qualcuno che non sapeva come si metteva o toglieva il muto o la telecamera… La cosa bellissima era che era ancora tempo di merenda quando riprendevamo, quindi ci era permesso mangiare. Io lasciavo il video acceso e mangiavo, era una cosa normale.

Non imparavo molto bene, ho dovuto fare un po’ di recupero con mio padre. Gli voglio molto bene. La torta per il mio compleanno non l’ha mai ordinata, l’ha sempre fatta lui. Per questo sto sempre fuori casa, per non aggiungere altri pesi. Non so se a lui fa piacere, è un taciturno, si tiene le cose dentro.

A me piace esprimermi con i miei compagni. Durante il lockdown aspettavamo che le maestre si scollegassero e poi parlavamo. Poi mi hanno regalato il telefono e allora abbiamo cominciato a sentirci e a fare i videogiochi insieme. Giocare vicini però era più bello.

Il Covid non mi ha cambiato il carattere, sono rimasta normale. Solo preferisco dirmi di più le cose dentro di me. Questa situazione mi ha sviluppato l’immaginazione: vedo immagini inesistenti, avventure che adesso non si possono vivere. Ho dovuto rinunciare a un viaggio importante, ma mio papà mi ha portato a fare il mio primo campeggio. Tre giorni.

La mascherina mi pesa, le maestre strillano se la abbasso: “vuoi contagiare tutti gli altri?”. Spero solo in un anno migliore. Poi magari un giorno ti porterò il libro che ho fatto.

Simone e l’informatica

Un piccolo segreto

Il Covid è andato bene perché a casa mia ho tanti computer. Il momento più brutto è stato quando mentre ero in videolezione è entrato un virus e abbiamo dovuto prenderne un altro. Per questo ho saltato 5 o 6 lezioni. Ne ho uno per giocare e mio papà me ne sta aggiustando un altro che metterò nella mia postazione. Era molto difficile seguire le lezioni perché facciamo l’orario della scuola. Dovevamo collegarci alle 8 quindi mi svegliavo alle 5 del mattino, perché le maestre si collegavano alle 8 ma noi volevamo parlare, così alle 6 di mattina cominciavamo a chiacchierare. Sapevo collegarmi da solo, ho la mia password. Parlavamo un po’ di noi, come passavamo le giornate… Mia mamma non l’ha mai saputo, è un segreto. Mi svegliavo alle 5, senza sveglia.

Io mi sveglio ogni 3 ore, guardo i video su Youtube perché di giorno non riesco, sono troppo stanco, e poi torno a dormire. Avevo sonno e durante le lezioni mi mutavo, spegnevo la videocamera, chiamavo un mio amico che aveva lezione anche lui e giocavamo.

Stavo a casa da solo, purtroppo, durante la DAD, perché i miei genitori fanno dei lavori importanti: andavano via quando si collegavano le maestre, alle 8, e tornavano alle 6 di sera. Mi pesava. Era dura. Il giorno più brutto è stata la prima volta: hanno lavorato tantissimo e sono dovuto andare a dormire da solo. Non avevo paura perché c’era il mio gatto.

Il momento più bello della mia vita è stato il mio ottavo compleanno, l’anno scorso, quando mi hanno regalato il cellulare. Il mio telefono di prima era una baracca, si spegneva sempre.

Adesso mi sveglio alle 6 perché a scuola entro alle 8.12.

Ho un profilo Tik Tok ma adesso non lo uso perché hanno bloccato gli utenti più piccoli per le sfide, per quella bambina che è morta. Mi sono registrato con la mia vera data di nascita. Mi piacciono i video degli animali e i balletti.

Marco e un “bilancio” del Covid

Ho 8 anni.

Il male è che mia nonna ha preso il Covid, è stata due o tre mesi in ospedale, si alzava solo per mangiare e solo dopo un po’ di settimane ha cominciato a camminare nei corridoi. Adesso sta bene. Mio zio è stato male anche lui, ha perso la memoria e appena tornato a casa non sapeva praticamente parlare.

Il positivo è che siamo riusciti comunque a fare lezione. Siamo riusciti a collegarci da casa. Vedere tutta la classe ma trovarsi uno schermo davanti è brutto. Non puoi parlargli, giocare con loro, a volte andava via la connessione… Ci davano i compiti, ma pochi: li facevamo soprattutto durante le lezioni.

Adesso spero che passi in modo che a scuola possiamo stare senza mascherina, abbracciarci, giocare insieme. A scuola corriamo sempre e quindi sudo, le mani le ho rovinate dal gel e il metro di distanza non lo rispetto perché a me piace stare vicino…

Giovanni e i “vantaggi” del Covid

Ho 8 anni. È stata una bella esperienza perché in quel periodo ho fatto la prima comunione e i miei nonni mi hanno regalato la console per i videogiochi. Proprio perché c’è il Covid. Poi mi hanno regalato delle cuffie. Così se c’è di nuovo il lockdown posso giocare tutto il giorno.

Giocavo con un mio vicino nella piazza sotto casa. Le maestre ci davano pochi compiti e poi quando dovevi studiare potevi guardare sui libri perché non ti vedevano. C’erano solo 3 ore di scuola e poi potevo giocare tutto il giorno con i videogiochi.

Stella e la sua sottile malinconia

Io mi alzavo, mi vestivo, facevo colazione e poi facevamo la didattica a distanza, dalle 9 a mezzogiorno. Alcuni giorni facevamo solo due ore. A me non è piaciuto. Dopo due o tre giorni… non vedi più gli amici… stai sempre dentro casa, se vivi in un palazzo non puoi neanche uscire… È stato brutto. Avevamo poco tempo e dovevamo continuare il programma: non siamo riusciti a finire. La maestra ci diceva che eravamo indietro e a me dava fastidio. Non mi piace quando non finisco una cosa.

Stare insieme agli amici e a chi ti vuole bene è molto importante e vedersi solo in didattica a distanza non è stare insieme. Ad alcuni non funzionava il microfono, ma qualcuno lo faceva apposta e le maestre a volte lo capivano. Una nostra compagna non poteva seguire perché non aveva la connessione, così ha perso tanto e quest’anno le divisioni con le due cifre non le sapeva. La aiutiamo noi.

Mia mamma lavorava da casa al computer e stava vicina a me. Era tranquilla. I telegiornali li vedo solo quando sono dai miei nonni ma mi annoiano, adesso, perché parlano sempre del Covid, di morti… Prima era più bello.

Non parlo del Covid con i miei genitori. Neanche con le mie amiche. Ad alcune secondo me piaceva stare in DAD, ma non riesco a capire perché.

Mi sento cambiata. Sono più solitaria. Mi sono abituata a stare più da sola. Non so se è un bene o un male.

Dario e la bellezza

Mi piace la mascherina dello squalo e mi dispiace che non ci baciamo più. Penso che le mascherine rendono belli i bambini. Ma non sei molto sicuro se la metti perché serve per proteggere gli altri, non te stesso…

Ci salutiamo. Poi sciamano via veloci, calzando le mascherine di adesso e l’energia di sempre.