In occasione della Giornata Mondiale dell’Infermiere condividiamo il contributo di Carolaine Di Summa, 25 anni, infermiera presso le comunità residenziali per disabili Anteo a Torino.
L’infermiere non agisce solo in abito ospedaliero
Il 12 maggio è la giornata internazionale dell’infermiere, una ricorrenza in onore di Florence Nightingale, nata il 12 maggio 1820 e considerata la madre dell’infermieristica moderna.
Spesso si pensa agli infermieri come coloro che agiscono solo nell’ambito ospedaliero con obiettivo prevalentemente curativo; in realtà sono responsabili dell’assistenza infermieristica con carattere preventivo, curativo, riabilitativo e palliativo e svolgono attività nelle strutture socio-sanitarie, nei dipartimenti di emergenza, nei servizi territoriali, nelle cure domiciliari, nei centri ambulatoriali, nei servizi di prevenzione, nei centri residenziali per anziani e/o disabili e nei centri per la gestione assistenziale dei malati cronici.
L’infermiere quindi è una figura completa con competenze trasversali che deve essere in grado di adattarsi ad ogni ambiente lavorativo e ad ogni tipologia di utenza ed è chiamato a relazionarsi e collaborare con diverse figure professionali.
L’infermiere di comunità
Vorrei approfondire con voi la figura dell’infermiere di comunità: è colui che assume un ruolo fondamentale nella promozione e prevenzione della salute, nell’integrazione e collaborazione del team multi-professionale in cui opera sul territorio (MMG, psichiatri, OSS, fisioterapisti, educatori, assistenti sociali, associazioni, ecc) e fattore fondamentale, instaura dei legami affettivi con gli ospiti per potersene prendere cura.
L’infermiere di famiglia è, in breve, il professionista sanitario che fornisce ai cittadini gli strumenti assistenziali utili per sostenere il peso di una malattia o di una disabilità cronica direttamente sul territorio e nello specifico all’interno dell’ambiente familiare.
L’infermiere di famiglia e comunità svolge attività trasversali per accrescere l’integrazione e l’attivazione tra i vari operatori sanitari e sociali e le risorse sul territorio utili a risolvere i problemi legati ai bisogni di salute.
Si tratta di una figura professionale che, insieme ad altre, forma la rete integrata territoriale, prende in carico in modo autonomo la famiglia, la collettività e il singolo.
È in grado di valutare lo stato di salute e i bisogni della persona nelle diverse fasi della vita (adulta, infanzia, adolescenza), del contesto familiare e conoscere quelli di comunità.
Non è una figura distaccata dal contesto ma anzi è parte integrante, partecipa attivamente alla promozione di iniziative volte alla prevenzione della salute dei singoli e delle famiglie.
Un lavoro come una missione di vita
Questa giornata dunque, oltre a celebrare la professione dell’infermiere, rappresenta un’occasione importante per sottolineare l’impegno di tutte le figure sanitarie e non coinvolte nell’assistenza delle persone.
A più di due anni dall’inizio della pandemia, oggi è giunto il momento di rinnovare il nostro ringraziamento a medici e infermieri che hanno lavorato in prima linea con spirito di sacrificio e abnegazione.
Nonostante la stanchezza causata da turni estenuanti e la paura di affrontare un nemico sconosciuto, non hanno mai rinunciato al loro ruolo professionale adoperandosi con passione e dedizione per curare, assistere e confortare le persone coinvolte nell’emergenza sanitaria, facendo del loro lavoro una vera e propria missione di vita.
Per dare maggiore rilievo a questa giornata possiamo concludere facendo una promessa: quando questo periodo tormentato e difficile terminerà, non dimenticheremo la loro professionalità e la loro generosa disponibilità e li continueremo a guardare con questa stessa ammirazione e gratitudine.