In occasione della Giornata Mondiale della Fisioterapia ci racconta il suo punto di vista Barbara Pascariello, fisioterapista presso la Rsa Casa Serena di Varallo (VC)

Il fisioterapista in Rsa

L’8 settembre si celebra la giornata mondiale della Fisioterapia promossa dalla World Physiotherapy (WP). In tutto il mondo, in prossimità di questa data, si tengono iniziative per informare i cittadini del contributo che la Fisioterapia e il Fisioterapista danno per consentire alle persone con limitazioni temporanee o permanenti delle funzioni motorie, di migliorare il loro livello di partecipazione nei differenti contesti di vita.
Lavoro come fisioterapista in Rsa da 13 anni e nel tempo ho maturato la consapevolezza che la nostra figura all’interno di una struttura per anziani abbia assunto una connotazione davvero positiva. Gli ospiti vedono nel fisioterapista colui che può migliorare la loro condizione fisica (e anche psicologica): il recupero quotidiano delle piccole autonomie è fondamentale per aiutare l’ospite ad affrontare il percorso in struttura, per fare in modo che si senta ancora protagonista della propria vita.

Un aiuto fondamentale nel momento del ricovero

Il ricovero in una casa di riposo per molti ospiti (e per i loro parenti) è molto spesso un momento che crea perplessità e preoccupazione; è proprio nella fase iniziale che entra in gioco la figura del fisioterapista, si tratta di  affidarsi ad un professionista che si occupi di migliorare le proprie funzioni motorie aiuta ad accettare il ricovero con un obiettivo da raggiungere, dando un senso positivo alla permanenza in Rsa.
Uno degli aspetti più difficili da gestire per noi terapisti è calibrare la reale possibilità di raggiungere gli obiettivi che ospiti e parenti si sono prefissati, con le aspettative che sono sempre molto elevate. È importante che tutto avvenga in maniera corretta e consapevole, è necessario coinvolgere il paziente e i familiari nella stesura del piano riabilitativo, in modo da poter fissare insieme obiettivi davvero perseguibili, senza creare inutili aspettative; in una struttura per anziani il tempo dedicato alla fisioterapia non è lo stesso di una clinica riabilitativa.

Un cammino insieme

Per una persona anziana passare dal proprio contesto abitativo, un ambiente sicuro e familiare, fatto di punti di riferimento, alla realtà più ampia della casa di riposo, crea un notevole disorientamento che va gestito nel migliore dei modi per favorire il mantenimento delle autonomie; nella fase inziale il fisioterapista è come se prendesse per mano l’ospite, per supportarlo nel cambiamento e per trovare insieme strategie per migliorare l’autonomia. È l’inizio di un cammino in cui non si è mai soli.

Per guadagnare la fiducia dell’anziano bisogna entrare in punta di piedi nella sua vita, comprendere il suo vissuto e capire che cosa si aspetta dall’esperienza in casa di riposo. Alcuni si sono rotti il femore o un braccio e sono ricoverati temporaneamente perché sono soli o non hanno una rete familiare vicina, che possono seguirli 24 ore su 24; hanno quindi una prospettiva di rientro al domicilio. Altri, invece, spesso per decisioni derivanti dal contesto o famiglie, entrano in struttura un po’ controvoglia, e allora bisogna lavorare un po’ ai fianchi perché il primo atteggiamento può essere di rifiuto o di abbandono. Bisogna far capire che possono fare molto, insieme a noi, che la vita in casa di riposo può essere buona e quindi dobbiamo lavorare insieme sulla qualità della vita, legata al benessere psicofisico al quale la Fisioterapia contribuisce. Bisogna muoversi perché il nostro corpo è fatto per muoversi; quindi, con i loro tempi e i loro modi, il movimento va recuperato e praticato perché non può che fare bene.

Mi sento di rivolgere un augurio a noi fisioterapisti impegnati nella sfera del trattamento degli anziani: sarebbe auspicabile un maggior riconoscimento in termini di ore che ogni struttura può garantire, al fine di poter investire in una presa in carico del paziente sempre più mirata e personalizzata, calibrata su obiettivi condivisi e volta al mantenimento delle funzioni motorie in virtù delle autonomie personali.