L’11 febbraio ricorre la Giornata Mondiale del Malato, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1992 in occasione della ricorrenza della Beata Vergine Maria di Lourdes per ricordare tutte le persone malate e coloro che le assistono.

Condividiamo il contributo del Dott. Jefferson Binala, medico in formazione specialistica in Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università del Piemonte Orientale e nostro collaboratore. 

Il concetto di “malattia” che si contrappone a quello di “salute”, definito come uno stato di completo benessere psichico, sociale e fisico dell’uomo, dopo gli ultimi anni di pandemia vissuti, assume un significato ancora più profondo e sentito. Infatti oltre alla malattia fisica, specialmente in questo periodo, è importante porre l’attenzione anche alla componente psichica e sociale del malato, affinché paura, incertezza e smarrimento non diventino compagni di una quotidianità sicuramente controproducente per il benessere della persona.

La compassione nel percorso di cura

È in questo contesto che si inserisce il tema affrontato da Papa Francesco nella sua lettera scritta per la Giornata Mondiale del Malato: la compassione, come elemento chiave per l’esercizio della guarigione.

Infatti, come sottolineato nella lettera, la malattia è una componente dell’esperienza umana che non è mai semplice fronteggiare e gestire. È fondamentale quindi che, anche in questi momenti, la cura e la compassione siano al centro del nostro percorso di guarigione, per evitare di vivere la malattia nell’isolamento e nell’abbandono e combattere quel senso di fragilità e vulnerabilità che ci pervade in queste occasioni.

La compassione diventa quindi essenziale anche tra le professioni in ambito sanitario: il benessere del paziente non può sussistere senza che ci siano le giuste attenzioni e l’empatia necessaria di chi lo assiste.

Come scriveva Francis Weld Peabody, docente alla Harvard University, nel 1927 “Una delle qualità fondamentali di chi lavora nelle professioni sanitarie è aver a cuore l’umanità, perché il segreto della cura del paziente è aver a cuore il paziente” (1): la compassione diventa quindi indispensabile per comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva del paziente, riuscire ad accogliere la sua sofferenza e, nel percorso di cura, cercare di alleviarla.

Quali sono gli effetti benefici dell’empatia tra chi cura o assiste e il paziente

Su questo tema, solo negli ultimi anni sono stati avviati studi per valutare la componente biologica alla base del legame tra compassione ed efficacia dei processi di cura: queste ricerche sembrano indicare effettivi benefici fisiologici e psicologici della compassione, con un miglioramento nel decorso di alcune patologie cronico-degenerative come il diabete e le malattie cardiovascolari (2) ed un effetto positivo nella regolazione delle emozioni (3, 4, 5) nelle relazioni interpersonali e nel funzionamento sociale (6).

Gli effetti benefici della compassione si osservano anche negli operatori sanitari, con un impatto positivo sulla motivazione e la gratificazione, sulla riduzione dello stress sul lavoro e sulla prevenzione del burnout, tipico degli operatori più coinvolti nei processi di cura e più capaci di empatia (7, 8, 9).

La compassione e, di conseguenza, l’empatia diventano quindi elementi fondamentali nei processi di cura e di relazione terapeutica, non solo per il malato stesso ma anche per chi lo assiste: si integrano nel principio base di attenzione verso la persona, che deve essere trattata nella sua totalità, dando importanza non soltanto ai bisogni organici, ma anche a quelli psicologici e relazionali.

Dietro la malattia c’è un individuo che ha paura

E dopo il recente periodo di pandemia che abbiamo attraversato, in cui il sistema sanitario ha dovuto mostrare i propri limiti intrinseci, è necessario soffermarsi a riconsiderare quale sia il vero obiettivo della sanità: avere un approccio non più solo clinico e farmacologico incentrato sul concetto di malattia, ma proiettarsi verso quello di benessere, ricordando che dietro la malattia c’è sempre un volto, un’anima, una storia, un individuo.

Bisogna sempre ricordare che affrontare la malattia non è mai semplice: il malato intraprende questo evento con un notevole carico di angoscia e paura. La compassione e l’ascolto empatico degli operatori sanitari sono fondamentali per un processo di guarigione efficiente, per migliorare l’approccio alla malattia del paziente, e per garantire un aumento dell’aderenza ai trattamenti e, di conseguenza, risultati clinici più efficaci.

Bastano compassione, capacità di ascolto, pazienza, comprensione e rispetto dei bisogni dell’altro per rendere più sostenibile questo difficile percorso per il malato, per favorirne una migliore guarigione, per raggiungere il benessere indispensabile per una vita più serena.

 

Riferimenti bibliografici

  1. Peabody F. (1927) “The care of the patient”. JAMA, 88 (12): 877-882.
  2. Fredrickson B.L., Grewen K.M., Coffey K.A., Algoe S.B., Firestine A.M., Arevalo J.M.G., Cole S.W. (2013) “A functional genomic perspective on human well-being”. Proceedings of the National Academy of Sciences, 110, 13684–13689.
  3. Keltner D., Kogan A., Piff P.K., Saturn S.R. (2014) “The sociocultural appraisals, values, and emotions (SAVE) framework of prosociality: Core processes from gene to meme”. Annual Review of Psychology, 65, 425–460.
  4. MacBeth A., Gumley A. (2012) “Exploring compassion: A meta-analysis of the association between self-compassion & psychopathology”. Clinical Psychology Review, 32, 545–552.
  5. Seppala E., Rossomando T., Doty J.R. (2012) “Social connection and compassion: Important predictors of health and well-being. Social Research, 80, 411–430.
  6. Crocker J., Canevello A. (2012) “Consequences of self-image and compassionate goals”. In P.G. Devine & A.Plant (Eds.), Advances in experimental social psychology (pp. 229–277). New York, NY: Elsevier.
  7. Weng H.Y., Fox A.S., Shackman A.J., Stodola D.E., Caldwell J.Z., Olson M.C., Rogers G.M., Davidson R.J. (2013) “Compassion training alters altruism and neural responses to suffering”. Psychol Sci, 1, 24(7):1171-80.
  8. Klimecki O.M., Leiberg S., Ricard M., Singer T. (2014) “Differential pattern of functional brain plasticity after compassion and empathy training”. Soc Cogn Affect Neurosci, 9(6):873-9.
  9. Engen H.G., Singer T. (2015) “Compassion-based emotion regulation up-regulates experienced positive affect and associated neural networks”. Soc Cogn Affect Neurosci, 10(9):1291-301.