Il Dott. Diego Concina, Responsabile Sanitario delle Strutture Anteo ha chiesto ai suoi collaboratori e ad alcuni ospiti di interpretare la parola malato o malattia.
Sono Diego Concina, Responsabile Sanitario di alcune strutture Anteo, in occasione della Giornata Mondiale del Malato mi è stato chiesto un contributo e la prima idea che mi è venuta in mente è stata quella di chiedere agli operatori ed ospiti delle strutture in cui lavoro di scrivere un pensiero sulla loro idea di “malattia” o di “malato”.
Vi riporto alcune riflessioni che mi hanno consegnato:
“La malattia crea confusione perché la testa è piena di pensieri”
“La malattia mi crea stress, perché ho paura e la giornata è lunga da far passare”
“Sempre meglio una persona sana, perché una malattia mi preoccupa specialmente quelle gravi e non curabili. Per quelle curabili bisogna dare il giusto tempo per guarire e tutto si risolve”
“La malattia mi angoscia e se il malato è vicino, della famiglia, divento più nervosa e sono arrabbiata”
“La malattia è l’influenza ed il malato sono io”
“La malattia è qualcosa di brutto ed il malato è qualcuno che sta maaaleeee”
“La malattia è una tragedia intestinale. Il malato è quello studiato dal medico”
“La malattia è una brutta cosa che per fortuna non ho”
“Il malato è una persona che sta male e soffre”
“La malattia è un incubo”
“E’ una sofferenza avere un male”
“E’ un male, è solitudine”
“E’ stare male”
“La malattia è essere imbranato e non riuscire più come prima”
“La malattia è essere infermo”
“Se sei malato non ne esci più”
“La malattia non deve essere sottovalutata e si può vincere…ma anche no…Bisogna avere buona volontà per riuscire a venirne fuori, col tempo”
“La malattia è brutta, ti rende diverso e non sei più come prima”
“La malattia è un tarlo, spesso e nello stesso tempo sottile, che ti toglie ogni linfa vitale. Ti spezza la possibilità di vivere in modo lucido, forte e creativo, ti elimina la capacità di modellare e di comprendere la realtà, ti toglie la voglia di continuare a vivere.”
“La malattia è un conflitto tra la personalità e l’anima. Spesso il naso cola quando il corpo non piange, lo stomaco arde quando le rabbie non escono. La malattia non è cattiva, ti avvisa solo che stai sbagliando cammino. A volte la malattia è necessaria, per vincere essa e tornare a vivere.”
“Chi stabilisce chi è malato? Un esame, un referto clinico? Quando si scopre di essere malato si capisce davvero il valore della vita, della buona salute. Il malato è colui che aspetta l’alba, perché la luce lo libera dal buio e dalla solitudine che la notte porta. Se l’Essere sano si prende cura del malato, non deve trattarlo da MALATO, ma deve tendere la mano e fargli capire che il percorso lo faranno insieme.
“La malattia non è solo sofferenza se il malato lo conosci c’è anche spazio per un sorriso, un gesto, un panino con le acciughe poco prima di chiudere il cerchio.”
Questo è ciò che proverebbero le persone di cui ci prendiamo cura, se non continuassimo a offrire loro le Nostre attenzioni.
Sono gli stessi sentimenti che proviamo anche noi mentre ci prendiamo cura dei nostri ospiti: il vortice di pensieri, la confusione e l’angoscia che abbiamo provato quando ci siamo ritrovati ad assisterli sotto un camice monouso, dietro una mascherina, separati da una visiera di plastica. Pensiamo alla rabbia che abbiamo provato quando abbiamo lottato per aiutare i nostri “malati” quando abbiamo ricevuto critiche dai parenti, perché dubbiosi, sospettosi nei confronti delle Nostre cure.
La malattia è una ferita che lentamente può rimarginarsi, lasciare una cicatrice superficiale o profonda. La malattia è vedere due persone salutarsi attraverso un vetro. La malattia è vestire una persona e farla entrare quasi di nascosto per pochi secondi (che poi inevitabilmente diventano minuti) con il cuore che fibrilla per il terrore e la compassione e poi guardarsi e sentirsi dire “grazie”.
La malattia obbliga a rinunce e sacrifici: niente feste, festività, Domenica o week-end. La malattia non la lasci fuori dalla porta di casa, purtroppo talvolta entra dentro nonostante la tua buona volontà. La malattia altera i progetti, li ferma, ti obbliga a modificarli, sovverte i ruoli e le gerarchie ed è giusto che sia così.
La malattia però regala sorrisi, affetti e riconoscenze, piccole leggere pacche sulle spalle del malato al suo curatore.
Scritto da tutto il personale e gli ospiti della CDR Mezzana Mortigliengo, con la partecipazione degli ospiti ed operatori della CDR Belletti Bona e CDR Favaro.