di Roberta Invernizzi

Conversazioni libere sulla pandemia con i bambini del Divertistudio Spazio Ragazzi di Anteo

Incuriosisce il banchetto al quale mi siedo per intervistare i bambini che desiderano raccontarmi come stanno vivendo la pandemia. Anche chi preferisce non parlare, per timidezza o perché impegnato in giochi coinvolgenti o compiti impellenti, si avvicina, si accuccia per ascoltare, si trattiene qualche minuto.

A turno sulla sedia davanti a me, i visi avvolti per metà da mascherine coloratissime, gli occhi grandi e anche lucidi, raccontano. Ci raccontano.

Luca e il cambiamento

“Il mio amico aveva una faccia diversa”

Ho 11 anni. Per me il Covid è un’influenza mondiale molto contagiosa che sta influenzando la popolazione. C’è gente che se ne frega, che pensa “io non ce l’ho e vado in giro”. Altri invece sono malati o ne hanno avuti vicini e sanno che cosa vuol dire. Per me è stato non rivedere le persone come le vedevo prima.

Facevo nuoto con un mio amico. È cambiato tantissimo… anche la sua faccia… quasi non lo riconoscevo più. Abbiamo dovuto interrompere nuoto e non l’ho visto per 3-5 mesi. L’ho rivisto sempre a nuoto, quando abbiamo potuto riprendere per un mese, l’estate scorsa. Era un’altra persona, di volto e di carattere. Secondo me il Covid e il lockdown fanno riflettere su quanto una piccola cosa possa diventare grande in pochissimo tempo. Ci siamo salutati, abbiamo parlato di com’è è stato il lockdown e gli ho detto che lo trovavo cambiato. Lui non aveva voglia di parlarne, almeno in quel momento. Prima pensava una cosa e diceva “facciamola!”, adesso invece ci pensa di più, perché ci sono tante cose che non si possono fare. Bisogna riflettere di più. Mette più prudenza nelle cose, guarda di più i comportamenti degli altri, anche giocando a pallanuoto.

“Preferisco stare da solo”

Questo è un cambiamento positivo. Ma il lockdown ha anche avuto effetti negativi. Adesso tendo a stare più da solo, mi trovo meglio da solo che con gli altri, in alcune situazioni. Mi sono abituato. A me non dispiace molto: se sto bene così per un po’, poi mi riprendo… Ma gli altri possono rimanerci male, possono pensare che ho qualche problema. È più difficile farsi capire.

Durante il lockdown stavo a casa, facevo i compiti e le videolezioni. Facevo quinta. È stato tutto diverso: prima avevo un programma definito, i miei orari; dopo la scuola avevo nuoto, poi arrivavo a casa e sapevo che dovevo studiare. Sapevo il modo di interrogare e di fare verifiche, di comunicare. Alzavi la mano e la maestra ti vedeva subito. Invece in DAD dovevi aprire il microfono e disturbare gli altri… Eri frenato…. Eravamo il 25, tutti collegati. Solo uno di noi tutte le volte aveva problemi di connessione, sempre, forse perché anche i suoi lavoravano da casa. Da un lato era bello perché potevi sfogarti: in classe magari se sei un po’ stanco non puoi sbadigliare altrimenti ti richiamano; a casa invece potevi staccare la videocamera. C’è stata una polemica perché una mia compagna staccava sempre sia microfono sia videocamera. Poi ci mancava il bidello, anche le sue sfuriate: è un tipo un po’ particolare.

“È cambiato tutto”

È cambiato tutto. Niente più nuoto e la scuola tutto diversa. I miei amici li sentivo solo in videochiamata la sera oppure se giocavamo ai videogiochi, a volte parlandoci nel frattempo al telefono. Di solito prima mi svegliavo alle 6,30 o 7; con la DAD invece mi svegliavo alle 9 per fare lezioni alle 10; mi andava anche meglio, però a volte alla maestra andava via la connessione… Una delle maestre prima ci dava sempre le caramelle.. Anche loro sono cambiate espressivamente. A fine anno ci siamo riuniti in un salone tutti distanziati e hanno fatto il discorso di fine anno: erano dispiaciute perché non ci eravamo più visti, proprio l’ultimo anno. Erano molto dispiaciute, si vedeva: avevano uno stato d’animo per il quale non si poteva fare niente… Avrei voluto se non abbracciarle ma almeno stare loro vicino, fare la cena di fine anno che facevamo sempre.

Il contatto è una cosa che manca. Sto facendo un corso di basket ma l’allenatore ci ha detto subito che non avremmo potuto fare partite, solo esercitazioni tecniche, e poi igienizzare sempre tutto, i palloni… Non si possono neanche mescolare le classi per formare le squadre.  Ormai mi sono abituato a igienizzare tutto. Ad avere sempre il gel e il suo odore vicini. Vedi sempre uomini mascherati… sembra i campi di Auschwitz: ritirano la roba, tutti in fila ad aspettare…

“Io rispetto le norme”

A me non mette agitazione, non mi preoccupo perché rispetto le norme, ma al telegiornale fanno vedere un sacco di gente fuori dagli stadi, per le partite di calcio… Di loro penso una parola che non potrei dire… diciamo che sbagliano… è passato un anno e non hanno ancora capito… Poi sento di queste varianti… La sera vedo il telegiornale perché lo vogliono vedere i miei.

Durante il lockdown sono stato due settimane da mia nonna perché i miei lavoravano sempre; mia nonna mi faceva vedere il TG tutte le sere e anche pomeriggio, mezzo pomeriggio, mattina… Non mi dispiaceva perché così sapevo bene le regole, che cambiavano quasi ogni giorni. Ogni sera i miei mi telefonavano e mi raccontavano delle autocertificazioni che continuavano a cambiare. Le videochiamate erano belle perché così vedevo persone che altrimenti per tantissimo non avrei visto.

Nell’ultimo periodo sono diventato in un certo senso depresso… Negli ultimi due anni mi sono venute a mancare mia nonna e mia bisnonna e poi il mio cane… A casa ero abituato a stare con la mia bisnonna, la sera; una volta stavo con il mio cane, avevo compagnia.

Ho un fratello più piccolo di un anno. Anche con lui è stata dura, mesi chiusi in casa insieme sono stati un delirio. Lui si arrabbia spesso, io invece non ho questa reazione. Mi piacciono solo due materie a scuola: arte perché mi piace disegnare e attività fisica. Storia, geografia… mi fanno venire la depressione, sono argomenti che non mi rallegrano. Mi aiuta fare i compiti con il mio compagno, ma li faccio per forza. Il Covid c’entra sì e no. Ma durante il lockdown c’erano proprio dei momenti in cui ero giù. Mi sono fatto molto prendere dai videogiochi, ogni sera ci davamo appuntamento, anche fino all’1 di notte, per 5 mesi. Non ci fosse stato il Covid me lo sarei sognato perché non avrei avuto tempo. Un ritmo diverso.

Il futuro

Mi auguro che finisca. Ma secondo me fino a quest’estate ci sarà. Il problema non è il Covid che si espande ma la gente che non capisce che deve stare a casa. Con i miei non ne parlo. Mi ha fatto sempre strano parlare con loro di questi temi. A volte ne parlerei, ma mi fa strano… Loro ne parlano fra di loro, non coinvolgono me e mio fratello.

Mi sto influenzando con la moda, anche il modo di vestirmi, l’anno scorso non mi guardavo i capelli… adesso se ho un capello fuori posto è la fine del mondo. È partito tutto dal Covid: Un giorno mi annoiavo ho acceso il telefono e ho visto dei video, anche di scarpe, modelli sportivi. Adesso se devo pensare a una cosa oltre ai compiti, sono le scarpe. Ma sono costose. Io seguo la moda ma non per gli altri: se a me piace una cosa e mi sta bene addosso la prendo… Ma le mode sono così…

In questo lockdown i ragazzini di 9, 10, 11 anni si sono fatti influenzare da Tik Tok. Io ce l’ho, ma dopo che si è uccisa una ragazzina non metto più miei video. Prima li facevo con i miei amici. Adesso mi sono stufato e non mi fido. Certe cose sono pericolose. Alcuni dicono che c’è un uomo che vede i bambini piccoli nei video e gli scriva in privato per proporre delle sfide pericolose. Non ho paura, ma quest’uomo può vedermi e capire che non sono ancora maggiorenne e volermi far fare qualcosa. Ho messo l’età falsa: ho messo 2006 come data di nascita già dall’inizio perché immaginavo che sarebbe stato meglio, anche se non c’erano ancora blocchi; mettendo l’età più grande, ho pensato che mi lasciavano stare. Adesso guardo solo i video degli altri, ma non li faccio. Mio fratello è stato bannato perché ha messo un’età troppo avanzata.

Un mio compagno di classe aveva 287 followers che non sono pochi per uno che non è conosciuto. Io ci messo 5-6 mesi per raggiungere i followers che ho adesso. Mi fa piacere che la gente guardi i miei video, che gli piacciano. Una sera ne ho fatto uno davvero brutto, da un mio amico, poi con il tempo sono migliorato. Erano trend con i balletti. Mi fa piacere che ci siano tik toker che arrivano a numeri di followers alti perché si impegnano per arrivare a quei risultati. Charlie e Dixie D’Amelio per esempio. Poi c’è un ragazzo che ha avuto coraggio, ha raccontato i problemi di salute che ha avuto e riceve pesantissimi insulti. Capita perché la gente li vede come delle minacce perché non sono perfetti. Mi fa piacere che quel ragazzo si sia registrato e che continui a comunicare. Non ricordo come si chiama. (Ndr: si tratta di Raffaele Capperi, affetto da una malattia rara, la “sindrome di Treacher-Collins“).

Giorgio e la tranquillità

Sì, è vero, questa mascherina è bella… ma è po’ fastidiosa. Anche la quarantena era bella, tranne non vedere gli amici di persona. Ma facevi i compiti con calma. Un ritmo diverso, mi alzavo tardi e non facevo tutto di fretta come adesso. Non mi piace andare a scuola, quando c’è casino mi incolpano ingiustamente.

In lockdown sono stato dai miei nonni, mi alzavo a volte alle 7, di solito verso le 8. Mi svegliavo a caso, quando capitava. Facevo colazione con tutta la calma del mondo. Avevo la DAD solo dalle 16-30 alle 18.30. Al mattino facevo i compiti ,poi andavo in cortile a giocare con mio fratello a pallavolo o calcio perché avevo solo una palla. Giocavo solo a Fortnite. Non avevo ancora il telefono perché me l’hanno poi regalato a Natale. Giocavo on line con i miei amici o dopo le videolezioni stavamo ancora collegati a parlare o a giocare. Ma è meglio adesso perché ci si vede di persona, non si sta attaccati al telefono o ai videogiochi, anche se non mi dava fastidio.

Non solo difficoltà

All’inizio faceva effetto vedere i miei amici con la mascherina poi mi sono abituato ho imparato a decifrare gli occhi, a capire le espressioni. A parte gli amici, mi sono mancati i miei genitori quando ero dai miei nonni e andare un po’ in giro, girare in bici o a piedi. Ci sentivamo alla sera, a volte rispondeva mio fratello, a volte i miei nonni e a volte io.

Riuscivo a seguire le lezioni ma non sempre, perché a volte andava a scatti, non si sentiva bene… Quindi meglio a scuola. Ma non mi spiacerebbe tornare in DAD perché ero più tranquillo, più calmo, mentre a scuola faccio tutto di fretta. Per studiare mi viene l’ansia perché mi sembra di non sapere niente. In DAD invece ero tranquillo perché la mattina prima ripassavo. Mi sembrava di studiare di più e ripassare di più. Ero meno agitato, anche se mi interrogavano anche in DAD. Mi sono abituato a fare le cose piano, adesso non più. Adesso sono agitato. Prima ero agitato come adesso, anzi adesso lo sono ancora di più perché ho provato il periodo di calma.

Secondo me adesso c’è un’altra ondata perché per strada vedi molto più gente, anche senza mascherina, non pensano alla salute degli altri. Io la tengo. Il gel igienizzante mi dà fastidio perché mi secca le mani, poi con il freddo… all’inizio della scuola avevamo tutti le mani così… Dopo bisogna mettere la crema. Adesso va già meglio.