Sconfiggere il cancro?

Un po’ di tempo fa ho provato a fare una ricerca su Google. Ho digitato la frase “il cancro verrà sconfitto”. L’esito, dopo 0,39 secondi, riportava 104.000 risultati. Tra i primi, faceva bella mostra di sé un titolo rassicurante: “Il cancro? Sarà sconfitto entro il 2050”. Il sito appartiene ad una testata giornalistica nazionale, molto diffusa (vai alla fonte). Ponendo maggiore attenzione, si poteva leggere più sotto: “…a patto di finanziare la ricerca e insistere con la prevenzione”. Il che, tradotto in linguaggio più colloquiale, potrebbe essere “caccia i soldi e cerca di evitare di ammalarti, altrimenti sono guai”. Se, nell’ambito della stessa ricerca, si seleziona il filtro “video”, compare la registrazione di un noto politico italiano che giura: “sconfiggerò il cancro”, a patto, ovviamente, di essere eletto (vai alla fonte).

La sindrome del complotto

Se volessimo curiosare qua e là sugli altri titoli, scopriremmo che la “sindrome del complotto” è piuttosto diffusa e sostiene che la cura per il cancro esiste già, ma i medici (io sono tra questi) e l’industria farmaceutica non vogliono rivelarla per paura di perdere ingenti profitti. Gli addetti ai lavori possono sorridere, oppure rattristarsi nel notare come sia facile alimentare false speranze. L’illusione non fa male, pensano in molti.  Ma non è così. Dietro alle illusioni, che allontanano dalla realtà, si spendono somme ingenti, si organizzano viaggi “della speranza”, si alimentano rabbia, risentimento, solitudine, aggressività, depressione. Mi chiedo: è peggio credere ad ogni cosa per mancanza di spirito critico, oppure inventare bufale per vendere o per ottenere voti?

Il linguaggio usato per immaginare le cure per i tumori è di tipo militare: combattere, sconfiggere, debellare… Sono termini che derivano dall’idea che il cancro sia un’entità estranea, che invade il corpo per distruggerlo. Ricordo una signora che cercava di proporre alla propria madre, malata inguaribile, ogni sorta di terapia, costringendola a fatiche inenarrabili. Non si rassegnava e non voleva arrendersi. Fino a quando ha capito che, insieme alla mamma, sarebbe morto anche il suo cancro.

Il cancro non “viene da fuori”

Il cancro non esiste come singola malattia. È la conseguenza di un’eccessiva proliferazione da parte di cellule che appartengono alla persona malata. Non vengono “da fuori”. Ogni giorno miliardi di cellule muoiono e altrettante nascono per rimpiazzarle. Il giusto equilibrio corrisponde allo stato di salute. Se l’equilibrio si perde in modo permanente, compaiono le malattie croniche. Se prevale la perdita cellulare si ha una perdita di funzione degli organi coinvolti. Ad esempio, il diabete se manca la produzione di insulina, il Parkinson oppure l’Alzheimer se si riducono specifiche cellule nervose, e così via. Se, invece, prevale l’eccessiva proliferazione cellulare, si formano malattie molto diverse che vengono identificate in un’unica malattia, anche se si tratta di una semplificazione grossolana. Dunque, non ci potrà mai essere la stessa cura per le malattie degenerative, come non ci potrà mai essere una sola cura per quelle proliferative. Alcune verranno sconfitte, mentre altre no: siamo e restiamo comunque mortali!

Mi piacerebbe poter discutere questi concetti con chi fosse interessato: il confronto può essere utile.