Ho sempre pensato che se ci soffermiamo a guardarle con attenzione, certe ricette sono una specie di geografia del cuore, che ci permettono di fare un viaggio nel passato alla riscoperta di sapori e di momenti perduti. Il cuore della tradizione batte forte in questo libro, nei piatti che io chiamo “fatti come mamma comanda”.
Il pensiero torna a vent’anni fa quando, dopo aver girato il mondo, conosciuto grandi maestri e frequentato grandi cucine, mi sentivo abbastanza pronto per aprire un ristorante tutto mio. E ciò nonostante, mio padre continuava a preferire i ravioli della mamma ai miei piatti infarciti di mondo e di esperienza. Perché avevo tecnica e conoscenza, ma dovevo ancora aggiungerci amore e tradizione. Perché, se di tanto in tanto vogliamo trasgredire dai principi di equilibrio, di leggerezza e di tutto quanto ci garantisce nel tempo salute e benessere, allora tanto vale farlo bene, dico io. E in quelle occasioni, se proprio dobbiamo dimezzare qualcosa, facciamolo piuttosto con la porzione ma non con il gusto.
Mi complimento tanto, davvero, con chi ha pensato a questa iniziativa raccogliendo piatti ma anche avvicinando persone e condividendo storie. Perché, se il connotato più forte di questa raccolta è quello di proporre piatti nella loro versione originale, via via che si sfoglia si sente profumo di stagioni, di casa, di buono. Complimenti alle cuoche (e ai cuochi?) che hanno messo le mani in pasta e i ricordi in campo.
Un progetto importante questo per chi è stato protagonista in prima persona, ma anche per tutti noi che leggiamo. Ad alcuni è offerta un’occasione per ricordare. Ad altri, più giovani, un’opportunità per recuperare nel presente qualche sapore del passato; sapori che raccontano anche di un modo di vivere cucinando il meglio con quello che c’era, ma soprattutto di condividere con gli altri quei “piatti da re”.