Il termine “doomscrolling” si riferisce alla pratica di scorrere compulsivamente attraverso notizie negative e allarmanti sui social media o altre piattaforme digitali. Questo comportamento, particolarmente diffuso tra i giovani, ha suscitato preoccupazioni riguardo a possibili effetti negativi sulla salute mentale. L’accessibilità e la pervasività delle notizie online hanno creato un ambiente in cui è facile rimanere intrappolati in un ciclo di ansia e stress.

Che Cos’è il Doomscrolling?

Il doomscrolling combina due elementi chiave: “doom” (rovina) e “scrolling” (scorrimento). Gli utenti navigano incessantemente tra articoli, post e commenti che enfatizzano crisi globali, disastri naturali, conflitti politici e altre notizie sconvolgenti. Sebbene la curiosità umana verso ciò che accade nel mondo sia naturale, l’eccesso di esposizione a notizie negative può portare a una serie di problemi psicologici.

  • Ansia e depressione: l’esposizione costante a notizie allarmanti può aumentare i livelli di ansia e depressione. Studi hanno dimostrato che la sovraesposizione a contenuti negativi può portare a una visione pessimistica del mondo e al senso di impotenza.
  • Disturbi del sonno: il doomscrolling spesso avviene prima di dormire, interferendo con i ritmi circadiani e causando insonnia o sonno disturbato. La luce blu degli schermi può anche influenzare negativamente la qualità del sonno.
  • Riduzione della concentrazione: il continuo cambio di argomento durante il doomscrolling può danneggiare la capacità di concentrazione e memoria a breve termine, rendendo difficile mantenere l’attenzione su compiti importanti.
  • Erosione delle relazioni sociali: La focalizzazione eccessiva sui dispositivi elettronici può ridurre le interazioni faccia a faccia, compromettendo le relazioni sociali e aumentando il senso di isolamento.

Perché le nuove generazioni sono particolarmente vulnerabili?

I giovani, in particolare adolescenti e giovani adulti, sono cresciuti in un’era digitale caratterizzata da un accesso istantaneo e continuo alle informazioni. Questa pervasività delle informazioni, unita alla ricerca di appartenenza sociale e alla forte influenza dei coetanei, li spinge a rimanere costantemente aggiornati sulle notizie e le tendenze del momento.

In un mondo sempre connesso, la pressione sociale di essere sempre informati e coinvolti può portare a comportamenti compulsivi come il doomscrolling. Inoltre, le piattaforme sociali incoraggiano l’interazione continua e il confronto con gli altri, accentuando il bisogno di appartenenza e di accettazione sociale.

Doomscrolling e COVID-19: un circolo vizioso di ansia e disinformazione

Il fenomeno del doomscrolling ha visto un’impennata significativa durante la pandemia di COVID-19. La crisi sanitaria globale ha generato un flusso costante di notizie allarmanti, dalle statistiche di contagi e decessi, alle misure di lockdown, fino alla disinformazione sui vaccini. Questa sovraesposizione ha contribuito ad amplificare i livelli di stress e ansia, specialmente tra i giovani.

L’isolamento sociale imposto dalle misure di quarantena ha spinto molti a cercare connessioni e aggiornamenti tramite i social media. In questo contesto, il doomscrolling è diventato un meccanismo comune per cercare di mantenere il controllo in un periodo di grande incertezza. Tuttavia, il continuo consumo di notizie negative ha spesso prodotto l’effetto opposto, alimentando sentimenti di paura e impotenza.

Studi recenti hanno evidenziato come il doomscrolling durante la pandemia abbia contribuito a peggiorare la salute mentale, con un aumento dei casi di depressione e ansia tra gli adolescenti e i giovani adulti. La combinazione di isolamento fisico e bombardamento mediatico ha creato un ciclo vizioso, in cui la ricerca di informazioni per sentirsi sicuri ha finito per alimentare ulteriormente il disagio psicologico.

Inoltre, la disinformazione e le teorie del complotto diffuse online hanno aggiunto un ulteriore livello di stress, rendendo difficile per i giovani distinguere tra fatti e finzione. Questo ambiente di incertezza e paura ha evidenziato la necessità di un’educazione digitale più robusta e di strategie di gestione dello stress per affrontare il fenomeno del doomscrolling in modo efficace.

Strategie per contrastare il Doomscrolling

  1. Consapevolezza e autoregolazione: riconoscere i segni del doomscrolling è il primo passo. Tenere traccia del tempo trascorso sui social media e stabilire limiti di utilizzo può ridurre l’impatto negativo. Utilizzare tecniche di mindfulness, come la meditazione e la respirazione profonda, può aiutare a mantenere la calma e la concentrazione sui propri obiettivi.
  2. Fonti di informazione affidabili: selezionare fonti di notizie attendibili e limitare l’esposizione a contenuti sensazionalistici può aiutare a mantenere una visione equilibrata del mondo. Ad esempio, preferire notizie da organizzazioni riconosciute e evitare articoli di provenienza dubbia può ridurre l’ansia legata alle informazioni false o esagerate.
  3. Attività fisica e socializzazione: promuovere l’attività fisica e le interazioni sociali reali può contrastare gli effetti negativi del doomscrolling. L’esercizio fisico migliora l’umore e riduce lo stress, mentre le interazioni faccia a faccia possono fornire un supporto emotivo che manca nel mondo virtuale.
  4. Educazione digitale: insegnare ai giovani l’importanza di un uso responsabile e critico dei media digitali è essenziale. Programmi educativi che spiegano come distinguere tra fonti affidabili e non, e che promuovono una consapevolezza critica, possono equipaggiarli meglio per affrontare le sfide dell’era dell’informazione.

Il doomscrolling rappresenta una nuova sfida nella salute mentale dei giovani, amplificata dalla natura onnipresente della tecnologia moderna. Comprendere i meccanismi di questo fenomeno e implementare strategie per mitigarne gli effetti è cruciale per promuovere il benessere mentale delle nuove generazioni. La consapevolezza, l’educazione e l’adozione di pratiche sane sono fondamentali per contrastare l’impatto negativo di questa pratica diffusa.

Bibliografia

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